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Come rimediare agli errori da denaro facile

di Marco Liera

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2 Agosto 2008

I ndebitarsi per comprare case e altri beni (anche più voluttuari) non è stata una strada obbligata per molti. C'è un segmento di famiglie che ha preferito finanziare i propri acquisti con un mix di risorse personali e debito, anche se avrebbe potuto evitare di ricorrere a prestiti. I motivi sono diversi, ma certamente i bassi tassi degli anni passati hanno rappresentato un incentivo importante a massimizzare il debito. Se il costo del denaro è al 3% o giù di lì, scattano alcuni meccanismi comportamentali che spingono all'indebitamento. Uno di questi è la paura di perdere un'occasione. Un altro è la sensazione di poter facilmente ottenere con i propri investimenti un rendimento più alto del costo del prestito.

Questo in effetti è il criterio-chiave con il quale trovare un equilibrio tra mezzi propri e di terzi. Purtroppo, i risparmiatori hanno la percezione di poter ottenere rendimenti più alti dai propri investimenti proprio quando è vero il contrario, cioè quando i tassi sono bassi. I rendimenti attesi delle obbligazioni sono oggettivamente più limitati nelle fasi di espansione monetaria. E viceversa. La propensione al rischio dei privati, e quindi la disponibilità a investire in attivi più remunerativi nel lungo periodo come le azioni, è più alta quando i listini vanno al galoppo, e quindi quando il ritorno atteso dagli impieghi borsistici è più basso. Anche questo accade tipicamente quando il denaro è a buon mercato.

L'attuale scenario dei mercati impone delle serie riflessioni sui debiti contratti in base di queste valutazioni. Solo in presenza di una notevole esperienza finanziaria, e di tante ore dedicate ai propri investimenti, è legittimo attendersi dai propri impieghi rendimenti medi annui superiori al 6% nominale, che è il costo tipico di un mutuo decennale a tasso variabile. Non è mai troppo tardi per rimediare ai fatui ottimismi del passato.

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